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25 novembre 2020simone mollica

CONOSCETE LA STORIA DEL POMODORO DEL PIENNOLO?

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IlĀ pomodoroĀ ĆØ un frutto che proviene dalĀ Sud AmericaĀ e su questo non ci piove. In principio gliĀ AztechiĀ lo chiamavanoĀ xitomatlĀ e la salsa prodotta era parte integrante della loro cucina. Ma ilĀ PiennoloĀ non ce lo avevano perchĆØ ĆØ un prodotto che cresce solo ed esclusivamente alle pendici del Vesuvio. Infatti i terreni ideali per la coltivazione del pomodorino del Piennolo sono senza dubbio il risultato di millenni di stratificazione della lava, tipica dellaĀ zona vesuviana; sono luoghi che si trovano a 300 metri sul livello del mare e che sono difficili da raggiungere: per questo motivo spesso vengono soprannominati pomodori ā€œdi montagnaā€.

Quando il pomodoro giunse a Napoli grazie al vicerè del Perù che volle omaggiare il nuovo re di Napoli Ferdinando IV, si pensò immediatamente di coltivarlo nelle zone più fertili del Regno. Dal Vesuvio alle zone vulcaniche di Agnano, a Napoli bisognava far crescere questo nuovo cibo.

Il pomodorino del PiennoloĀ ĆØ caratterizzato dalla singolare punta in giù e dalla sua buccia dura di color rosso intenso: il suo gusto intenso ĆØ riconoscibile grazie alla forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualitĆ  organolettiche subisce alterazioni.

Tali peculiaritĆ  sono profondamente legate ai fattori climatici tipici dell’area geografica in cui il pomodorino ĆØ coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Somma-Vesuvio. Sono tradizionalmente raccolti a grappolo e appesi sui balconi, prendendo, in questo modo, il nome diĀ piennoloĀ (pendolo) oĀ spongilloĀ (per il pizzo che presentano alla loro estremitĆ ).

Le zone dove sono maggiormente coltivate queste varietĆ  sono nell’intero territorio dei comuniĀ della provincia diĀ Napoli:Ā Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase ed in una parte del territorio del comune di Nola.

I pomodorini del Piennolo sono entrati a pieno titolo all’interno del presepe napoletano giĆ  da quasi due secoli, diventando un simbolo con i suoi pomi-d’ori appesi alle taverne dei locandieri. Il primo a parlarci del pomodorino del Piennolo fuĀ Achille BrunoĀ nel 1847 all’interno dell’opera ā€œAnnali civili del regno delle Due Sicilieā€œ, dove all’interno del paragrafo intitolato ā€œDegli ortaggi e loro coltivazione presso la cittĆ  di Napoliā€œ, parla dei pomodori a ciliegia, molto saporiti, che ā€œsi mantengono ottimi fino in primavera, purchĆ© legati in serti e sospesi alle soffitteā€.

Le descrizioni successive risalgono invece alle pubblicazioni diĀ Luigi PalmieriĀ ed i testi diĀ Francesco De Rosa, professore dellaĀ Regia Scuola Superiore di Agricoltura diĀ PorticiĀ negli anni 1885, 1902 e 1916 . De Rosa sul suo ā€œItalia Orticolaā€ del novembre 1902, precisava che ā€œla vecchia ā€œcerasellaā€ vesuviana era stata via via sostituita dal tipo ā€œa fiaschettoā€, più indicato per la conservazione al Piennoloā€œ.

Interessanti sono le leggende che circondano la storia del pomodorino del Piennolo. La prima racconta della nascita della città di Napoli, creata da Lucifero rubando un pezzetto del Paradiso; ma il tocco del diavolo rese la terra arida e sterile e per questo Gesù iniziò a versare lacrime alla vista della terra sottratta al Cielo, che cadendo sulle pendici del Vesuvio resero quella terra vulcanica fertile: da lì nacquero i meravigliosi e saporiti pomodori del Piennolo.
Un’altra leggenda narra che aĀ Torre del Greco, le mogli dei pescatori erano solite occuparsi di intrecciare e sistemare le reti che servivano per la pesca.

Quando, però, i mariti andavano in mare, per continuare a lavorare, le donne usavano la stessa procedura per intrecciare i piccoli nodi delle reti del nostro miticoĀ ā€œpiennoloā€.

Bibliografia

Il re di Napoli. La grande storia del pomodoro da Napoli alla conquista del mondo, Angelo Forgione, Addictions-Magenes Editoriale, 2019

ARTICOLO DI FRANCESCO LI VOLTI

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